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martedì 12 agosto 2014

Oh Captain, My captain... Goodbye!

 BYE ROBIN..

Brutta notizia quella di stamattina, un risveglio decisamente triste per tutti i fan del mitico Robin Williams, che a 63 anni ci ha lasciati, probabilmente per problemi di alcool e depressione. Io però voglio ricordarlo come l'uomo che mi ha fatto commuovere, ridere, emozionare fino ad sentire i brividi sulla pelle. Un attore che ho davvero portato nel cuore, che conoscevo fin da bambina e che stimerò per tutta la vita. Perchè attori col suo talento smisurato ormai, diciamocelo, sono difficili da trovare.
Robin Williams, ricordiamo, inizia la sua carriera più o meno tra la fine degli anni 70 e inizio 80 con la serie tv Mork e Mindy. Uno dei suoi primi ruoli sul grande schermo è quello di Braccio di Ferro, seguito da quello che poi fu una delle sue più grandi performance "L'Attimo Fuggente'' e a seguire "Risvegli" con Robert De Niro, "La leggenda del re pescatore", "Hook - Capitan Uncino" "Jumanji", "Mrs Doubtfire" e "Will Hunting- Genio ribelle" grazie al quale vinse l'oscar nel 1997.
Nonostante Williams fosse un attore con una propensione naturale alla comicità,  si mise alla prova con ruoli più cupi, come in ''One hour photo" e "Insomnia" 
Come dimenticare inoltre la sua magnifica interpretazione di Hunter/Patch Adams al fianco dell'attore Philip Seymour Hoffman, anche lui scomparso ( a volte le fatalità) pochi mesi fa.
Quello che voglio limitarmi a fare è un ultimo applauso a questo grande artista con la A maiuscola, ed un ringraziamento per tutto ciò che ha fatto, le emozioni che ha scaturito con le sue performances, e per essere stato uno dei pochi attori che mi ha accompagnato durante la mia infanzia fino ad ora.
Grazie. 


lunedì 11 agosto 2014

The normal heart

Doverosi aggiornamenti e scuse:

Avete ragione, vi ho abbandonato e semplicemente non ho scusanti, a parte quella di lavorare e vivere la mia vita, ma.. c'è sempre un ma! Sono tornata da una rigenerante vacanza e avendo ancora un'intera settimana di ferie eccomi qui ad aggiornare il mio caro blog.
Si, il cinema è sempre il mio pallino ma questa volta voglio parlarvi di un film per la tv targato HBO,  del 2014 basato sull'omonima opera teatrale di Larry Kramer. Prodotto da Brad Pitt e diretto da Ryan Murphy, già conosciutissimo per Glee, American Horror Story e Nip/Tuck.




Siamo all'inizio degli anni 80 e Ned Weeks (Mark Ruffalo) un famoso scrittore dichiaratamente omosessuale si lascia trasportare nel vortice della promiscuità che caratterizzava la comunità gay dell'epoca, ancora ossessionata dai pregiudizi del resto del mondo. La vita di Ned  e quella dei suoi amici sta per essere sconvolta a causa di una strana malattia, volgarmente chiamata "il cancro degli omosessuali",  per la quale non esiste ancora nessuna cura.
 Lo scrittore decide così di contattare la dottoressa Emma Brookner (Julia Roberts) anche lei spaventata da questa strana malattia che aveva colpito, uccidendoli, alcuni dei suoi pazienti, anche loro omosessuali. Deciso a far luce sulla questione Ned  chiede a Felix Turner ( Matt Bomer) un giornalista del New York Times di attirare l'attenzione dei media sulla faccenda, ottenendo però, tutto il contrario nonostante la buona volontà di Felix, ma contribuendo all'inizio di una relazione sentimentale tra i due.
 Mentre il numero delle vittime continua a crescere, viene fondata grazie anche a Tommy Boatwright (Jim Parsons) l'organizazzione Gay Men's healt crisis, per cercare di trovare fondi e aiutare così la ricerca sulla malattia, completamente ignorata persino da un governo impaurito esclusivamente dal fatto che anche gli eterosessuali potessero essere contagiati. 
Cruda, realistica e allo stesso tempo tenera la performance di Mark Ruffalo attraverso la quale possiamo realmente percepire la frustrazione di un uomo che tenta con tutte le sue forze di salvare, non solo l'uomo che ama, ma anche i suoi più cari amici che, una volta infetti venivano abbandonati a loro stessi. 
Un Matt Bomer decisamente diverso da come lo vediamo nella serie tv White Collar, vulnerabile e dolce, consapevole della sua imminente morte, ma deciso a voler amare fino al suo ultimo minuto di vita il suo compagno Ned. 
Fa da sfondo una New York spaventata e diffidente a causa di una malattia che tra il 1981 e il 1986 contò un numero di morti pari a 24.559, ma solo nel 1985 venne riconosciuta come epidemia per il resto del mondo. 

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