Paloma Josse (Garance le Guillermic) è
una ragazzina intelligente, colta e proveniente da una famiglia ricca e sta
per compiere dodici anni. Abita in Rue de Grenelle numero 7 e il principale
scopo della sua vita è quello di non finire come "i pesci nella boccia",
animali innocenti e stupidi che girano in tondo tutto il giorno cozzando tra di
loro senza arrivare mai a un punto finale. Prende la decisione, quindi, di
suicidarsi il giorno del suo compleanno. Il suo compito prima del suicidio, è
quello di fare un film su ciò che la circonda, come la sua famiglia
apparentemente felice e le altre persone che vivono nel palazzo, un po’ come un
documentario di denuncia su quanto può essere spesso povera interiormente la
società odierna. Renèe Michel (Josiane Balasko) è la portiera dello
stabile in cui Paloma vive, una donna dall’aspetto trascurato, la cui unica
gioia è quella di leggere seduta al suo tavolo con una barretta di cioccolato
fondente vicina. Renèe è una donna colta, anche se non si direbbe, conosce gli
autori russi e i registi giapponesi, sa conversare di filosofia e di arte,
sebbene nessuno s’intrattenga mai a parlare con lei. Fino al giorno dell’arrivo
del signor Kakuro Ozu, un elegante uomo giapponese appena trasferitosi nel
palazzo, che inizia subito a manifestare un sincero affetto verso la burbera
portiera. Proprio grazie al signor Ozu le vite di Paloma e di Renèe sembrano inevitabilmente intrecciate e porteranno le due protagoniste a vivere
una candida amicizia, basata su un rapporto sincero e senza pregiudizi. Paloma la
considera come un riccio, un animale con gli aculei, pronto a far male chiunque
si avvicini, ma in fondo “ferocemente solitaria e terribilmente elegante” e secondo lei, Reneè è l’unica ad aver trovato
il suo nascondiglio, o meglio l’unica ad aver trovato il suo posto, in quel
mondo fatto di indifferenza. “Il riccio” diretto da Mona Achache e
uscito nelle sale nel 2009, è sostanzialmente un’ora e mezza di pura
raffinatezza, chiaramente il film ha diverse discrepanze con il libro, come
ogni trasposizione cinematografica (questo non mi stancherò mai di dirlo), ma
riesce a catturare con estrema grazia tutte le piccole imperfezioni di una vita
costruita su determinati valori, ma passata a viverla come dietro le
quinte di un teatro.
Renèe, infatti, si
stupisce quando un’inquilina del palazzo vedendola più curata nell’abbigliamento
e con i capelli sistemati, la saluta con
un”salve gentile signora" e Ozu le fa notare che non l’ha riconosciuta
perché probabilmente non l’ha mai guardata, essendo appunto una persona la cui
esistenza non era altro che un fugace sguardo attraverso la portineria. Un film
piacevole che porterà verso un finale dolce amaro, il quale sarà motivo di
riflessione per la piccola Paloma sul fatto che forse, morire e lasciare questo
mondo non è del tutto giusto se poi quando ce ne andiamo, è qualcun altro a
soffrire al posto nostro.
Quanta delicatezza in questo film!
RispondiEliminaSe l'avessero girato in Italia i vari Vanzina, Genovese, Brizzi ecc SAREBBE STATO UN TRIPUDIO DI VOLGARITA' (pensate soltanto alla musica di Mozart in bagno...)
perchè vai in bagno, ti siedi... e parte la musica!! non posso che essere d'accordo con te!
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