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giovedì 15 novembre 2012

Il riccio


Paloma Josse (Garance le Guillermic) è una ragazzina intelligente, colta e proveniente da una famiglia ricca e sta per compiere dodici anni. Abita in Rue de Grenelle numero 7 e il principale scopo della sua vita è quello di non finire come "i pesci nella boccia", animali innocenti e stupidi che girano in tondo tutto il giorno cozzando tra di loro senza arrivare mai a un punto finale. Prende la decisione, quindi, di suicidarsi il giorno del suo compleanno. Il suo compito prima del suicidio, è quello di fare un film su ciò che la circonda, come la sua famiglia apparentemente felice e le altre persone che vivono nel palazzo, un po’ come un documentario di denuncia su quanto può essere spesso povera interiormente la società odierna.  Renèe Michel (Josiane Balasko) è la portiera dello stabile in cui Paloma vive, una donna dall’aspetto trascurato, la cui unica gioia è quella di leggere seduta al suo tavolo con una barretta di cioccolato fondente vicina. Renèe è una donna colta, anche se non si direbbe, conosce gli autori russi e i registi giapponesi, sa conversare di filosofia e di arte, sebbene nessuno s’intrattenga mai a parlare con lei. Fino al giorno dell’arrivo del signor Kakuro Ozu, un elegante uomo giapponese appena trasferitosi nel palazzo, che inizia subito a manifestare un sincero affetto verso la burbera portiera.  Proprio grazie al signor Ozu le vite di Paloma e di Renèe sembrano inevitabilmente intrecciate e porteranno le due protagoniste a vivere una candida amicizia, basata su un rapporto sincero e senza pregiudizi. Paloma la considera come un riccio, un animale con gli aculei, pronto a far male chiunque si avvicini, ma in fondo “ferocemente solitaria e terribilmente elegante” e secondo lei, Reneè è l’unica ad aver trovato il suo nascondiglio, o meglio l’unica ad aver trovato il suo posto, in quel mondo fatto di indifferenza. “Il riccio” diretto da Mona  Achache  e uscito nelle sale nel 2009, è sostanzialmente un’ora e mezza di pura raffinatezza, chiaramente il film ha diverse discrepanze con il libro, come ogni trasposizione cinematografica (questo non mi stancherò mai di dirlo), ma riesce a catturare con estrema grazia tutte le piccole imperfezioni di una vita costruita su determinati valori, ma passata a viverla come dietro le quinte  di un teatro.
 Renèe, infatti, si stupisce quando un’inquilina del palazzo vedendola più curata nell’abbigliamento e con i capelli sistemati,  la saluta con un”salve gentile signora" e Ozu le fa notare che non l’ha riconosciuta perché probabilmente non l’ha mai guardata, essendo appunto una persona la cui esistenza non era altro che un fugace sguardo attraverso la portineria. Un film piacevole che porterà verso un finale dolce amaro, il quale sarà motivo di riflessione per la piccola Paloma sul fatto che forse, morire e lasciare questo mondo non è del tutto giusto se poi quando ce ne andiamo, è qualcun altro a soffrire al posto nostro.

2 commenti:

  1. Quanta delicatezza in questo film!
    Se l'avessero girato in Italia i vari Vanzina, Genovese, Brizzi ecc SAREBBE STATO UN TRIPUDIO DI VOLGARITA' (pensate soltanto alla musica di Mozart in bagno...)

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    Risposte
    1. perchè vai in bagno, ti siedi... e parte la musica!! non posso che essere d'accordo con te!

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